Silenziosa nella notte oscura avanza l'armata nemica pronta a colpire. piccole infide creature che approfittano del sonno del gigante per fare scorta del prezioso nettare che scorre nelle sue vene. aspettano che sia troppo stanco per reagire e rispondere, confidano nei due alleati inconsapevoli che dai piedi del letto tengono sveglio il gigante, assillandolo con le loro richieste di cibo e comodità, lo sfiniscono e lo infastidiscono. quando lui è troppo stanco crolla assopito, ma lascia il braccio fuori. è il momento.
dall'alto piombano giù a spirale, piccoli avvoltoi neri nelle tenebre scendono a succhiare il sangue per sostituirlo con la loro pruriginosa saliva. colpiscono e ancora e ancora e ancora: il braccio del gigante è un confuso panorama di bugne gonfie e arrossate. sette colpi a segno.
sono le cinque quando il gigante si sveglia, per caso o per destino, dal suo torpore. nulla dei suoi sogni - quali che fossero - lo può preparare al fastidio che porterà con sè questo risveglio. comincia a sentire il prurito di un intero braccio, e gratta e gratta e gratta e si ferma solo perchè non vuole fare uscire il sangue. accende la luce, vede l'ora ed è furente ma pure impotente perchè cosa si può fare contro i piccoli assalitori che ora fuggono? alla luce del giorno loro non sono che piccole macchie sul soffitto bianco, sono ben visibili e lo sanno. volano, sento il loro ronzio intorno a me ma non le vedo. e poi, l'idea. corro nello sgabuzzino e afferro la mia controffensiva: le armi chimiche hanno usato, e con la guerra chimica io risponderò.
trovo una presa di corrente libera, inserisco la piastra e aspetto. adoro l'odore del baigon di primo mattino.
il mio vietnam è cominciato. stasera saprò se anche la giungla di casa mia sa essere tanto ostile ad un gigante.
Kane, ore 05:57